A cosa serve il domino .cloud

La storia del dominio .cloud è tutta italiana, siamo nel Giugno 2012 quando viene ufficialmente
annunciato che Aruba è l’unica azienda europea a competere per l’assegnazione
dell’estensione .cloud, insieme ad altri sei concorrenti tra cui Amazon, Google e Symantec.
L’interesse per questa estensione, riposto sin da allora da aziende come Amazon e Google, è
sintomatica dell’importanza che i servizi cloud iniziano ad avere.

Passano oltre tre anni, è il Novembre 2014 quando Aruba si aggiudica l’estensione, diventando
Registro Ufficiale per la registrazione dei domini .cloud. Intanto, lo scenario web si è evoluto:
non si tratta più esclusivamente di un’estensione ambita dagli attori del mercato desiderosi di
affermare la propria cloud identity, ma da chiunque, in quanto il grande successo del cloud in
tutte le sue accezioni ha di fatto reso l’estensione d’interesse generale. Il Cloud diventa
sempre più un fenomeno di massa, non solo appannaggio delle aziende, ma anche dei
consumatori privati, e il termine cloud diventa sinonimo di web, con un’accezione più
innovativa e moderna.

Nel frattempo già nei primi mesi del 2015, attraverso le “wish list” degli utenti interessati che
venivano create sui siti di Aruba – atte ad aggiornare sulla disponibilità effettiva del dominio – il
.cloud fa percepire un netto incremento delle richieste ad esso associate. Si registrano
domande da ogni tipologia di azienda, e la maggior parte dei richiedenti afferma di voler
registrare il dominio per sviluppare un progetto online, diversamente da quanto spesso
avviene con le nuove estensioni che, di fatto, vengono registrate solo per la protezione del
proprio marchio. Tale dato dimostra quanto questo dominio sia vivo, in grado di ispirare e
sostenere nuove iniziative proprio perché il cloud è un driver di crescita ed innovazione. Di
sicuro un dato atteso, a differenza di quello legato all’interesse dei privati, che sono parte
rilevante di quanti desiderano registrarlo.

E’ così che la storia del “.cloud” arriva al 16 novembre 2015, quando si apre la prima delle
varie fasi di lancio previste, il Sunrise Period. Si tratta di una fase della durata di 60 giorni
riservata solo a chi è in possesso di un marchio registrato e che, invece di assecondare la logica
del first come – first served, in caso di richieste multiple, prevede che l’intestatario venga
stabilito tramite un’asta.

A Gennaio 2016 si arriverà al Landrush Period che permetterà la registrazione del dominio in
anticipo rispetto alla disponibilità generale. E’ aperto a chiunque, ma ad un prezzo premium,
superiore al normale canone di registrazione. Questa è una fase molto importante in cui sarà
possibile appropriarsi di domini di grande valore associati a termini generici, che poi si
potranno usare per condurre delle operazione di comunicazione ad hoc e addirittura per
creare nuovi brand. Infine, a Febbraio 2016 sarà il momento della General Availability, ossia il
lancio pubblico al prezzo standard, in cui vigerà la regola del first come – first served e
chiunque potrà registrare quanti e quali nomi a dominio desidera, senza limiti né restrizioni. Il
fatto che non ci sarà bisogno di alcun pre-requisito, rappresenta un grande vantaggio del
.cloud: il dominio sarà aperto a tutti, siano essi soggetti pubblici, aziende, professionisti o
privati cittadini.
Scegliere il .cloud risulta quindi un’opportunità da cogliere per una cospicua serie di motivi:
innanzitutto perché il cloud non è solo il futuro di Internet, ma fa già parte della nostra vita
privata e professionale – siamo ormai tutti utenti di tecnologie che il cloud di fatto abilita, sia
nel mondo mobile, sia nel web. Inoltre, è di per sé un mercato in forte crescita, si tratta infatti
del principale trend tecnologico dell’ultimo decennio, e tale estensione è rappresentativa di
tutte le soluzioni di cloud technology, oltre a rappresentare un vantaggio a livello di SEO e ad
assicurare la massima visibilità in uno scenario competitivo come quello odierno. Queste
considerazioni ci fanno capire come nel mondo, ma questa volta anche in Italia, sia ormai
acquisita l’idea che per competere, un’azienda debba focalizzarsi solo sul proprio core business
ed usare la tecnologia, offerta oggi in modalità cloud, solo quando serve, e, allo stesso tempo,
sia possibile smettere di usarla o ridurne il consumo quando il bisogno viene meno, con facilità
e rapidità, anche in una logica di sostenibilità dei consumi e dei costi: questo è, in tutta la sua
semplicità, il “cloud”.

Con il cloud che diventa sinonimo di Internet, il target si amplia e comprende tutto e tutti, chi
desideri semplicemente lanciare un progetto nuovo e innovativo, chi desideri fare evolvere il
proprio business facendo leva sui concetti propri del cloud, chi semplicemente miri a dare
un’immagine nuova e più moderna al proprio sito web, usando un personale dominio .cloud
come leva.

Ovviamente nel mondo dell’IT avere il proprio dominio .cloud è un must e una vasta gamma di
attori si è già mossa per non perdere l’opportunità. C’è chi sceglie il .cloud per il proprio
business perché sta valutando di crescere in questo settore, dai provider SaaS, PaaS e IaaS e
rivenditori IT, a sviluppatori e webmaster, dai system integrator ai fornitori di hardware, dalle
web agency ai blogger e a chi fa e-commerce. Il cloud ormai è ovunque e la sua estensione
interessa qualunque business line che si basa su questa tecnologia.
Il mondo delle startup si è già accorto delle potenzialità del settore, ci sono infatti dei
“Pioneer” che hanno iniziato a sperimentare le opportunità legate al .cloud: tra di essi trovano
posto sia realtà innovative che già note ai più, nomi come AsWeSend, SeeJay e Cloudesire, e
importanti realtà straniere quali ePages e Ubuntu1
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